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La risposta, magari brutale, è: no, non sono affidabili.
Almeno, non sono affidabili i modelli di contratto che io sono riuscito a scaricare gratuitamente su internet.
Il guaio principale è che molti di questi modelli sono stati scritti da chi non ha alcuna competenza in materia legale: a parti invertite, un web designer farebbe realizzare il suo sito personale ad un avvocato?
Ecco che questi contratti da un punto di vista giuridico sono pieni di tanti, più o meno gravi errori.
Errori che possono ritorcersi contro il freelance che scarica questo genere di contratti, come chiarirò tra poco con una manciata di esempi.
Non solo: anche la forma ed il linguaggio di questi modelli di contratto sono a volte contorti ed ambigui.
Ed in un contratto non c’è nulla di peggio di clausole il cui significato non è immediatamente chiaro a chi lo firma.
Un esempio per cominciare
Spesso web designer e sviluppatori mi dicono di un usare un certo modello di contratto.
Questo modello contiene una “clausola compromissoria sull’arbitrato”. Cosa significa?
Che se c’è una controversia tra il freelance ed il suo cliente, a decidere non sarà un “normale” giudice ma tre arbitri privati, uno dei quali nominato dal freelance. Questi arbitri devono ovviamente essere pagati per fare il loro lavoro, ossia prendere una decisione. E sono pagati dal freelance e dal suo cliente. Saranno poi gli arbitri a decidere chi ed in quali proporzioni dovrà materialmente sostenere questi costi.
L’arbitrato costa
A Milano il web designer che ricorra all’arbitrato potrà arrivare a sborsare circa 2.500 € solo per ottenere una decisione. Oltre a dover sostenere le spese dell’avvocato che lo rappresenti davanti agli arbitri.
Per questo non ha molto senso prevedere una clausola compromissoria sull’arbitrato nel contratto di un web designer o di uno sviluppatore freelance.
Clausola che invece ha più senso nei contratti (come quelli tra grandi società) in cui ci sono in ballo somme considerevoli: a Milano questa somma, nel 2015, era in media pari a quasi 4 milioni di euro.
Ora, è molto probabile che chi ha scritto quel modello di contratto disponibile gratuitamente su internet ignorasse del tutto questo aspetto.
Un altro esempio
Spesso capita di firmare il contratto due volte: la seconda di queste firme è per accettare le cosiddette clausole vessatorie. Sono alcuni tipi di clausole predisposte da colui che ha scritto il contratto (ad esempio chi ci fornisce un servizio o ci sta vendendo un bene) e che possono essere svantaggiose per chi le accetta.
Per questo il codice civile impone di approvarle in maniera specifica con una firma aggiuntiva, in modo che chi le sottoscrive sia pienamente consapevole de loro contenuto.
In mancanza di quella firma in più, queste clausole vessatorie non hanno alcun effetto.
Bene, tutta questa premessa per sottolineare un altro grave errore dei modelli di contratto per web designer che ho trovato online.
Questi modelli infatti contengono una clausola simile a questa: “firmando questa e le altre pagine di contratto ci si dichiara edotti d’ogni sua parte, a conoscenza dei propri diritti, e le si accetta e sottoscrive, con esplicita accettazione degli artt. 3, 4, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13.”.
Perché è importante cosa si firma
Al di là del linguaggio in detestabile legalese, dov’è l’errore?
Eccolo: la clausola richiede una approvazione specifica (tramite la firma in più) anche di clausole che vessatorie non lo sono affatto.
Il web designer potrebbe pensare: “è solo una firma in più del cliente, che problema c’è?”
Il problema purtroppo esiste ed è grande: la Cassazione ha detto più volte che se chi ha predisposto un contratto fa approvare al suo cliente in modo specifico sia clausole vessatorie sia clausole che vessatorie non sono, allora le prime non avranno alcun effetto nei confronti del cliente.
In pratica è come se tutte le clausole vessatorie inserite nel contratto fatto firmare due volte dal cliente non ci fossero nel contratto stesso: quindi si applicheranno altre regole contenute nel codice civile o altrove, ma non le regole che il web designer pensava si applicassero al suo rapporto con il cliente.
Un bel guaio, vero?
Questo perché chi scrive e offre gratuitamente questi modelli di contratto per web designer non sa cosa siano le clausole vessatorie, non sa cosa dice la Cassazione al riguardo. Ed è naturale che non lo sappia: il suo mestiere è un altro, non quello di scrivere contratti.
I contratti made in USA
Alcuni poi usano contratti scaricati su qualche sito dedicato ai freelance che lavorano negli Usa.
Credono che con una semplice traduzione dall’inglese all’italiano possano avere tra le mani un buon contratto da sottoporre al cliente.
Anche qui c’è un problema: il diritto statunitense e quello italiano regolano in maniera diversa alcuni aspetti contrattuali.
Quindi, un contratto scritto in base alle norme vigenti negli Stati Uniti non va bene per regolare i rapporti tra il web designer ed i suoi clienti.
I contratti semplicemente tradotti dall’inglese non vanno bene
Un trucco per capire se si ha davanti un contratto semplicemente tradotto dall’inglese, senza valutare l’effettiva applicabilità di quelle clausole ai rapporti contrattuali italiani, è cercare nel testo una clausola che recita pressapoco così: “Il servizio è fornito così com’è”.
Sulla base di questa premessa il web designer esclude poi – nel contratto copiato e tradotto – ogni sua responsabilità per qualsiasi tipo di danno possa aver causato al cliente.
Questa clausola, così come formulata, è nulla in base all’art. 1229 del codice civile italiano, secondo cui non è possibile limitare preventivamente la responsabilità del debitore per dolo o colpa grave.
Probabilmente chi diffonde modelli gratuiti di contratto per web designer ignora questa basilare regola.
Ecco un altro motivo per non fidarsi di modelli di contratto trovati gratuitamente su internet.
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